giovedì 12 aprile 2012

Tradizioni popolari e barbarie


Non si deve dare più ascolto alle persone che lamentano la fine delle tradizioni popolari (nei costumi, nella morale, nei concetti giuridici, nei dialetti, nelle forme di poesia e così via). Proprio a questo prezzo ci si innalza al soprannazionale, agli scopi generali dell’umanità, al sapere radicale, alla comprensione e al godimento di ciò che è passato e non è familiare. Insomma, proprio così si smette di essere barbari.
Friedrich W. Nietzsche, Frammenti


Viviamo in una dittatura delle tradizioni popolari: musica, beni culturali, dialetti, politica, poesia e costumi. Ovunque si cerca di riscoprire e rivalutare questa maledetta tradizione popolare.
Invece di innalzarsi al soprannazionale, di avere la mente rivolta al mondo, ci si lega al locale, al microcosmo in cui ci sentiamo a nostro agio ... ma solo perché siamo così piccoli da non reggere il confronto con gli scopi generali dell’umanità, con il sapere radicale.
La riscoperta del locale, come ogni elucubrazione intorno al proprio ombelico, è rassicurante e non mette in discussione il nostro personale sistema di valori, è comoda e facile. Ma ci condanna a rimanere dei puri e semplici barbari!

lunedì 2 aprile 2012

Vanini, Hölderlin


Dissero che offendevi Dio. Ti maledissero,
ti compressero il cuore, ti legarono,
ti diedero alle fiamme, te, il Santo.
Perché non sei ritornato dal cielo
avvolto nelle fiamme, per colpirli
i blasfemi, suscitare la tempesta
disperderne le ceneri di barbari
dalla tua terra e dalla tua patria!
Ma la santa Natura, che tu amasti
in vita, e che ti accolse nella morte,
perdona. E i tuoi nemici ritornarono
nella sua antica pace come te.
Friedrich Hölderlin, Vanini


Giulio Cesare Vanini è uno di quei filosofi il valore della vita (ma potremmo anche dire della morte) supera, per intensità e tragicità, la profondità del suo pensiero ed acquista un superiore valore filosofico. Un po’ come Ernst Jünger (intellettuale molto diverso da Vanini) è la sua vita a sovrastare la filosofia. Forse proprio per questo dispiace per la sua fine, atroce e crudele. Ma fa piacere sapere che a Tolosa si stata intitolata a Giulio Cesare Vanini l’Esplanada di Place du Salin, la piazza in cui il 9 febbraio 1619 fu eseguita la sua condanna a morte per offesa contro la divinità accusa per la quale, prima di bruciarlo, gli strappano anche la lingua. Nonostante ciò, morì, “allegramente”, da filosofo, almeno così si dice. Ma dopo la dedica a Tolosa, è come se Vanini fosse ritornato dal cielo, avvolto dalle fiamme, a disperdere le ceneri dei barbari, a colpire i “veri” blasfemi. Il poeta tedesco Hölderlin, che gli dedicò questa bellissima poesia, aveva già previsto tutto.