domenica 22 luglio 2012

IL RASOIO DI OCKHAM APPLICATO ALLE PROVINCE


«Non si devono moltiplicare gli enti oltre la necessità... La pluralità va ipotizzata solo quando è necessaria... Si fa inutilmente con molte cose ciò che si può fare con poche cose».
Guglielmo di Ockham

Il governo Monti, prendendo la decisione di eliminare le province superflue, si deve essere ispirato al famoso rasoio di Ockham: Entia non sunt multiplicanda. Il governo dei tecnici ha dimostrato di conoscere la lontana filosofia medievale e di saperla applicare alla realtà contemporanea.
La decisione di voler ridurre le province ha allarmato tanti amministratori. Per un vicepresidente della Provincia di Lecce che arriva a dire, addirittura, che a questo punto è meglio la Regione Salento, c’è un presidente della Provincia di Brindisi che su Facebook annuncia battaglia: “nessuno potrà chiedermi di accompagnare a morire la mia grande Provincia”. Stile “letterario” di simili affermazioni a parte, è evidente che, ancora una volta, prevale la voglia del particulare, perdendo di vista l’interesse generale del paese. Non pretendiamo, naturalmente, che gli amministratori conoscano Guglielmo di Ockham (per carità!), ma almeno che facciano prevalere il buon senso in un momento di crisi. Riduciamo gli enti inutili, a partire dalle province, e ricordiamoci sempre, come filosofia di vita (ed anche in politica): Si fa inutilmente con molte cose ciò che si può fare con poche cose! È un elementare criterio economico, sociale, politico e culturale. Seguiamolo!



giovedì 19 luglio 2012

CASO MINETTI: MORALISMO E IPOCRISIA


Gli Scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero nel mezzo, bene in vista, e gli dissero: Maestro, questa donna è stata colta in flagrante adulterio. Ora Mosè ci ha ordinato nella legge che tali donne siano lapidate: Tu che ne pensi?
Parlarono così per tendergli un'insidia e aver poi un pretesto per accusarlo. Ma Gesù si chinò e col dito si mise a scrivere in terra. E poiché quelli insistevano, egli alzò il capo e rispose: Chi di voi è senza peccato scagli per primo la pietra contro di lei. Poi si chinò di nuovo e continuò a scrivere in terra.
Udite queste parole, se ne andarono tutti, uno dopo l’altro, cominciando dai più vecchi.
Rimasero soltanto Gesù e la donna che continuava a stare lì, in piedi. Allora Gesù, alzatosi, le chiese: Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?
Rispose: Nessuno, Signore. Le disse Gesù: Neppure io ti condanno, va e non peccare più. 
Vangelo di Giovanni 8,3-11

Nicole Minetti pare si stata consigliata (si fa per dire) di dimettersi da consigliere regionale. Lo deve fare in quanto imputata, diversamente dal suo capo Silvio Berlusconi, anch’egli pluri-imputato. È una questione di opportunità, pare. E poi, a quanto dice il PDL lombardo, sembra che Nicole Minetti abbia capito, improvvisamente, che fare politica non è la sua strada. In realtà, Nicole Minetti è diventata il capro espiatorio di un partito. Alla fine sarà il Cavaliere ad essere vittima della sua igienista dentale.
Nicole Minetti ha prima attirato su di sé “l’ira funesta” di un intero paese, ma fu, inzialmente, difesa da un partito politico. Oggi è scaricata anche da quest’ultimo e diviene vittima dei farisei. Dopo essere stata utilizzata e sfruttata in quanto donna. Oggi viene umiliata in quanto donna non politicamente corretta, dai costumi poco consoni e contraria all’ “ordine costituito”. In questo momento serve un capro espiatorio, direbbe René Girard. Nicole Minetti è l’agnello sacrificale grazie al quale il capo ne dovrebbe uscire pulito. Ancora una volta la donna ed il suo corpo vengono usati per scopi politici. Peccato non ci sia stato nessun movimento femminile che ha solidarizzato con una donna che è stata doppiamente vittima del più becero maschilismo. Nicole Minetti, solo perché non intellettualmente elevata e non corrispondente al consolidato prototipo di donna da difendere, è stata già condannata come unica responsabile del malcostume in politica. La consigliera regionale sembra trovarsi nel ruolo di adultera davanti a Gesù: “Chi di voi è senza peccato scagli per primo la pietra”. Oggi, però, un Gesù non c’è più. In questa società, si sa, “il cuore tenero non è una dote”.