“Ché come si dice in
Puglia circa gli atarantati,
s’adoperano molti instrumenti di musica con vari suoni ... fin che quello umore
che la infirmità ... sentendolo, subito si move e tanto agita l’inferno, che
per qualla agitazione si riduce a sanità, così noi, quando abbiamo sentito
qualche nascosta virtù di pazzia ...
così ben l’abbiam agitato, che sempre s’è ridotto a perfezione di pubblica pazzia ... in ciascun di noi
sia qualche seme di pazzia, il quale
risvegliato possa multiplicarsi in infinito!”
Il
Libro del Cortegiano,
Baldassar Castiglione
In una terra in cui ogni evento (anche il più
misero) viene trasformato in evento culturale, ne esiste uno che resta l’unico
veramente apprezzabile e che riesce ad offrire una produzione unica. Per
improbabili festival del rock, per residenze artistiche e musicali più simili a
case vacanze, per convegni e seminari su filosofi, pittori e intellettuali
locali che sarebbe meglio lasciare alla “dimenticanza” e all’oblio, per ogni
sorta di sagra o manifestazione popolare in cui la tradizione viene
costantemente violentata o tradita, c’è un evento, che pur con tutte le sue
contraddizioni (lottizzazione politica e gestione clientelare), resta l’unico
che riesce, da quindici anni, a coniugare tradizione e modernità, che riesce ad
essere una vera contaminazione di generi popolari ed ogni anno offre un
prodotto musicale che va oltre i ritmi, ormai nauseanti, della “pizzicarella” e
oltre la dimensione puramente folcloristica. Mi riferisco, ovviamente, a La Notte della Taranta di Melpignano.
Non è certamente l’unico ma - anche per evidenti potenzialità economiche – il
più riuscito. Sia ben chiaro che a Zampanò non piace la pizzica e tutta la
retorica che si è costruita su questa musica negli ultimi vent'anni, ma La Notte della Taranta riesce, in un
certo senso, a far piacere anche la pizzica. Perché la oltrepassa. Il successo
dell’evento di Melpigano, supera, tra l’altro, le capacità dei singoli maestri
concertatori che si sono alternati in questi quindici anni. È certo, però, che
l’edizione 2012 di Goran Bregovic -
forse la più bella e riuscita - è stata la più travolgente e coinvolgente.
Tutto era già chiaro sin dal motto del Maestro Concertatore: “Chi non diventa
pazzo non è normale”! Chissà se Goran Bregovic aveva in mente, anche, Baldassar
Castiglione.