lunedì 2 aprile 2012

Vanini, Hölderlin


Dissero che offendevi Dio. Ti maledissero,
ti compressero il cuore, ti legarono,
ti diedero alle fiamme, te, il Santo.
Perché non sei ritornato dal cielo
avvolto nelle fiamme, per colpirli
i blasfemi, suscitare la tempesta
disperderne le ceneri di barbari
dalla tua terra e dalla tua patria!
Ma la santa Natura, che tu amasti
in vita, e che ti accolse nella morte,
perdona. E i tuoi nemici ritornarono
nella sua antica pace come te.
Friedrich Hölderlin, Vanini


Giulio Cesare Vanini è uno di quei filosofi il valore della vita (ma potremmo anche dire della morte) supera, per intensità e tragicità, la profondità del suo pensiero ed acquista un superiore valore filosofico. Un po’ come Ernst Jünger (intellettuale molto diverso da Vanini) è la sua vita a sovrastare la filosofia. Forse proprio per questo dispiace per la sua fine, atroce e crudele. Ma fa piacere sapere che a Tolosa si stata intitolata a Giulio Cesare Vanini l’Esplanada di Place du Salin, la piazza in cui il 9 febbraio 1619 fu eseguita la sua condanna a morte per offesa contro la divinità accusa per la quale, prima di bruciarlo, gli strappano anche la lingua. Nonostante ciò, morì, “allegramente”, da filosofo, almeno così si dice. Ma dopo la dedica a Tolosa, è come se Vanini fosse ritornato dal cielo, avvolto dalle fiamme, a disperdere le ceneri dei barbari, a colpire i “veri” blasfemi. Il poeta tedesco Hölderlin, che gli dedicò questa bellissima poesia, aveva già previsto tutto.