“E così il party di Andrew Stein fu l’evento epocale, e non perché era lui alla moda, ma perché la lista degli ospiti e degli sponsor era di prim’ordine... Andrew aveva accorciato il nome da Finkelstein in Stein ed era conosciuto, oltre che per i suoi party strabilianti, per la sua elezione al Parlamento...Girava voce che il padre aveva speso 500mila dollari per la campagna elettorale. Ma nessuno che s’intendesse di politica ci credeva, dato che sarebbe bastata metà di quella somma per comprare un numero di persone in Albania sufficiente a farlo proclamare Re ... Nessuno rifiutò l’invito. Dall’inizio del pomeriggio fu tutto un susseguirsi di quelle deliziose contraddizioni e incongruenze che rendono il Radical Chic così elettrizzante.”
Tom Wolfe, Radical Chic. Il fascino irresistibile dei rivoluzionari da salotto
È tempo di campagna elettorale. È quindi tempo di strabilianti feste e festini elettorali (o simil-tali). Non partecipare significa essere out perché è il momento in cui si decide la geografia del potere cittadino che verrà. La quantità dei manifesti 6x3 e del numero degli invitati definiscono la gerarchia del potere. Più manifesti, più persone coinvolte, più soldi spesi ... più prospettive. È il momento in cui il Radical Chic si trova maggiormente a suo agio: non si rifiuta nessun invito. L’atmosfera è elettrizzante. L’8 maggio sapremo quale investimento avrà garantito la gloria, quale party avrà avuto maggior effetto, quale sarà il Re d’Albania.