martedì 14 febbraio 2012

Non per profitto

“Ci troviamo nel bel mezzo di una crisi di proporzioni inedite e di portata globale. Non mi riferisco alla crisi economica mondiale che è iniziata nel 2008...ma a una crisi che passa inosservata, che lavora in silenzio, come un cancro: la crisi mondiale dell’istruzione. I paesi di tutto il mondo ben presto produrranno generazioni di docili macchine anziché cittadini a pieno titolo, in grado di pensare per sé, criticare la tradizione e comprendere il significato delle sofferenze e delle esigenze delle altre persone. Il futuro delle democrazie di tutto il mondo è appeso a un filo. Gli studi umanistici e artistici vengono ridimensionati, nell’istruzione primaria e secondaria come in quella universitaria, praticamente in ogni paese del mondo. Visti dai politici come fronzoli superflui, in un’epoca in cui le nazioni devono tagliare tutto ciò che pare non serva a restare competitivi sul mercato globale, essi stanno rapidamente sparendo dai programmi di studio, così come dalle teste e dai cuori di genitori e allievi.”
Martha Nussbaum, Non per profitto. Perché le democrazie hanno bisogno della cultura umanistica

Si torna a parlare di cultura umanistica ... o meglio: della sua crisi. Siamo passati dal governo del Cavaliere e dell’“ambizioso” progetto delle tre I (Inglese, Innovazione e Imprese) a quello dei tecnocrati. Ma il valore ed il riconoscimento per la cultura umanistica è rimasto, a essere ottimisti, basso.

A dire il vero ci sono stati anche un paio di intermezzi prodiani, ma non ricordiamo particolare attivismo in difesa delle materie umanistiche. Eppure si tratta di un’emergenza che implica non solo la qualità della formazione delle generazioni future, ma dell’intera società e, come ricorda Martha Nussbaum, della democrazia stessa. Altro che voglia generalizzata di primarie e modifiche alla legge elettorale più comunemente nota con l’asburgica denominazione di porcellum, l’emergenza democratica è un’altra.
Se non si interviene per invertire il costante processo di affossamento della cultura umanistica la società del futuro sarà costituita più da automi che da cittadini attivi e partecipi.

Non siamo ancora arrivati a Patmos, luogo biblico dell’Apocalisse, ma si può ancora recuperare il tempo perduto a patto, però, di essere disposti a eliminare il profitto come unica regola del mercato globale.