giovedì 9 febbraio 2012

Lavoro precario: fantasia e creatività


“Renato e Rinaldo erano due laureati in lettere. Uguale era la stella che avevano seguito, profondo il precipizio che li divideva: Renato era professore di ruolo in una scuola media della più grande penisola del Mediterraneo; Rino invece era disoccupato, perché aveva passato troppo tempo a occuparsi di cose che non erano importanti e da quando aveva smesso non c’erano più stati concorsi a cattedra. ... Renato arrivava alla fine dei nove mesi dell’anno scolastico come se portasse a termine una strana gravidanza, da cui nascevano lunghe estati di ozio inquieto e accidioso. Rino languiva supplenze accanto al telefono, correggeva bozze per una casa editrice e di quando in quando faceva il negro per qualche giornalista sovraffaticato. Renato avrebbe dovuto essere felice e Rino avrebbe dovuto essere infelice, invece era vero il contrario. Rino era un disoccupato ilare e francescano, mentre Renato era un impiegato statale di settimo livello insoddisfatto e tormentato.”
Alessandro Carrera, La vita meravigliosa dei laureati in lettere

A quanto pare il posto fisso è diventato noioso e monotono, almeno così afferma il Supermario nazionale. In un paese come l’Italia in cui sono anni che va in scena la retorica contro il precariato, un elogio della precarietà sembra essere, quasi, una bestemmia. È, però, quantomeno singolare che a farlo sia una persona che non ha mai provato il lavoro flessibile, precario, a progetto o a prestazione che sia. Eppure il Presidente del Consiglio sembra averci visto giusto, anche se era preferibile una riflessione, più generale, sul lavoro che cambia. Le nuove generazioni, precarie, hanno un atteggiamento pessimista davanti a questo cambiamento. Non si sforzano di dare sfogo alla propria creatività e di trovare soluzioni lavorative diverse dal passato. Il lavoro non-fisso, chiamiamolo così, è sinonimo di possibilità, di occasioni e di crescita professionale. I fantomatici giovani mano a mano che migliorano le loro competenze sono sul mercato alla ricerca di maggiori gratificazioni professionali, di remunerazioni più alte, di posizioni di potere, di ruoli a più marcata visibilità sociale. Il lavoro precario, infatti, ha aperto un’infinità di strade e di possibilità che al giovane del passato erano precluse perchè era destinato ad un unico e solo lavoro per tutta la vita e che mortificava la sua fantasia e creatività. Chiedetelo a Renato, il protagonista del divertentissimo libro di Alessandro Carrera.