Pier Paolo Pasolini
Il Superclassico di Natale è l’ultima rappresentazione sacra che ci è rimasta.
Mentre le altre passano e sono in declino, il Superclassico resta. Con tutte le sue contraddizioni, con la sua imprevedibilità, con i suoi riti, con il suo spirito benefico, con il suo fascino e con la lunga preparazione fisica e, soprattutto, mentale che lo caratterizza.
E’ una lotta fino all’ultimo centimetro di campo, fino all’ultimo pallone conquistato o tolto all’avversario, fino all’ultimo tackle, tiro in porta e goal. E’ una guerra di nervi, psicologica, e di muscoli dentro e fuori dal campo, nel pre come nel post-partita. Vincere o perdere è molto più di una semplice questione di vita o di morte. Solo chi gioca può capirlo.
Lo sa bene chi ha perso (male) l’edizione 2011: Fashion Blue-Camiceta Blanca 6-3. Buon Inferno cari Bianchi, ci resterete, almeno, per quattro lunghissimi mesi ... in attesa del Superclassico di Pasqua.